Antonio Chiaramonte

Intervista ad Antonio Chiaramonte: il cinema e la legalità

Antonio Chiaramonte, presidente della casa di produzione CinemaSet, ha rilasciato un’intervista riguardo all’ultima opera di cui è produttore.

Il film in questione si intitola “Io Ho Denunciato”, ed è un prodotto cinematografico nato con l’intenzione di sensibilizzare alla legalità.

La storia infatti narra di un uomo comune, una persona come tante altre, un imprenditore e delle problematiche che affronta dopo aver denunciato.

Tratto da un romanzo di Paolo De Chiara, che poi si è occupato anche della trasposizione cinematografica, il film ha lo scopo di promuovere una cultura incentrata sulla cittadinanza responsabile.

Un’opera didattica che porta un messaggio sociale importante, e che confida in un futuro più civile, riponendo la speranza nei giovani che la guarderanno.

Antonio Chiaramonte

Antonio Chiaramonte – L’intervista

Per approfondire il discorso riguardo “Io Ho Denunciato”, Antonio Chiaramonte ha quindi risposto ad alcune domande.

Come nasce l’idea di questo film “Io ho Denunciato”?

“La proposta è venuta da un noto autore, Paolo De Chiara, che aveva già realizzato dei libri legati al tema della legalità e cercava qualcuno che accettasse il suo desiderio di poter realizzare un film sulla sua ultima opera. Ho letto la sua sceneggiatura, per la cui stesura lui stesso ha ricevuto il grande aiuto dell’avvocato Enzo Guarnera,  uno dei più famosi legali antimafia italiani, e sono rimasto profondamente colpito dalla storia del personaggio protagonista. Una sceneggiatura che trasmette un messaggio forte, diretto, essenziale e reale, quello di aver fiducia nelle istituzioni attraverso la  legalità. Sono soddisfatto della buona riuscita del film, cosi come dell’ottima regia di Gabriel Cash e soprattutto di tutto il cast. Alcuni dei protagonisti principali del film, Dario Inserra, Simona Di Sarno, Matteo De Buono e Matteo Lombardi, hanno fornito interpretazioni chiave”.

A quale tipo di pubblico sono indirizzate le sue produzioni cinematografiche?

Non amo la definizione o la tipologia. Ogni film ha una sua personalissima storia, e credo che il cinema sia un meraviglioso “strumento” di comunicazione in grado di proporre varie sceneggiature di qualsiasi genere, cosi come avviene per la musica ed il teatro. Il cinema è cinema. E tutto ciò genera una forma di partecipazione attiva di un pubblico di qualsiasi età. Il film vuole trasmettere un messaggio didattico e sociale, senza nessun tipo di scopo di lucro che   nasce   come   regalo   alle   nuove   generazioni   per   educarli   alla   legalità   e accompagnarli verso un senso civico che purtroppo, soprattutto in Italia, è molto carente. L’opera cinematografica “Io Ho Denunciato” è un riconoscimento per tutti coloro che nel loro silenzio e nella loro poca popolarità combattono giornalmente per difenderci da questo mostro dal nome illegalità!”

Mettere in  produzione un film come “Io ho Denunciato”, una sceneggiatura che parla di legalità, è una scommessa?

“Non è una scommessa sul pubblico. La gente è molto interessata a conoscere queste tematiche sociali, desidera conoscerle da esperienze realistiche, come quelle accadute al  protagonista di questo film. Il tema della legalità è assolutamente centrale per le sfide che siamo chiamati a combattere, a cominciare dalla lotta per una società più giusta e democratica, in cui tutti i cittadini siano uguali di fronte allo stesso sistema di diritti e doveri. In questi giorni di grande attenzione ai problemi della sicurezza, ma anche di tanti episodi di nuova intolleranza, è giusto ricordarci che la convivenza civile è frutto di una riflessione culturale, faticosa e affascinante, che ci permette di guardare all’altro come a “un altro noi”, a una persona con cui dialogare e insieme alla quale condividere un sistema ineludibile di diritti e doveri”.

Antonio Chiaramonte

Il cinema e il futuro

Prima di concludere, Antonio Chiaramonte ha lasciato anche qualche piccola riflessione sul cinema e sul futuro ottimista.

Le difficoltà più grandi che attraversa chi lavora nel cinema?

“Rischio di essere banale: viviamo in un Paese che potrebbe quasi “vivere” di cultura, di arte, di cinema, di letteratura e che  purtroppo, invece, investe sempre meno in questo patrimonio sconfinato. Credo che un film debba essere concepito e realizzato per avere un grande seguito di  pubblico, generare un interesse tale da garantire – almeno in gran parte – una propria autonomia finanziaria”

Nel lungo periodo lei si sente di essere  ottimista?

“Lei intende molto lungo… lunghissimo? Scherzi a parte, lo sarei molto di più se in Italia si radicasse veramente un principio  basato esclusivamente sul riconoscimento del proprio merito attraverso il quale chi ha seminato seriamente, in modo positivo, costruttivo, abbia maggiori possibilità di chi ha l’unico vantaggio di avere buone conoscenze o di essere “ben inserito””.